Dal podcast “SENTIRE IL TAPPETO”

Ep 02

Oltre i Confini


Trame e orditi, nodi e intrecci, ma soprattutto arte e innovazione. “Sentire il tappeto” è un podcast di Fabio Morandi che racconta l’evoluzione del tappeto, una cultura millenaria oggi vissuta in modo completamente nuovo. Da simboli, segni e icone della tradizione all’arte e al design contemporaneo. Una serie di Morandi Tappeti

 

La puntata di oggi si apre con una citazione <<Un artista indiano con questo tappeto vuole interpretare la visione surrealista l’esotico, presume di ritrarre la propria arte, vista dall’occidente; così facendo però, in simmetrica contrapposizione interpreta stupendamente la propria visione di quello che per lui è esotico: L’Occidente>>
Ma la spiegazione la lasciamo direttamente all’autore.

Esotico è ciò che viene da fuori: straniero, originale insolito. Per l’autore indiano dell’opera d’arte dalla quale è stato tratto questo tappeto, la cultura occidentale è esotica.

L’artista si immedesima in questa cultura che immagina essere meccanicistica, legata alla tecnica e alle macchine.

Ma la sua idea di occidente non è per forza la descrizione che farebbe chi ci vive.

Ne scaturisce una rappresentazione del suo subcosciente che è sì decisamente irreale, ma tradisce la propria origine inserendo accenni destrutturati ma romantici della bordura di un tappeto classico.

 

Nel tappeto come nell’arte, come nella vita quotidiana, quando proviamo ad immaginare gli altri, finiamo sempre per parlare di noi stessi.

 

In una visione simmetrica, osservando la storia del tappeto orientale, possiamo arrivare a ritrovare il suo opposto: l’occidente.
Ecco che il tappeto si fa ponte tra due emisferi.
Il tappeto contemporaneo secondo Morandi si fa portatore di una visione occidentale e disincantata della manifattura, senza privarla però di quel fascino misterioso che la caratterizza.

 

Quando io parlo del tappeto, per cultura, estrazione, storia mia personale, ne descrivo l’essenza in modo occidentale.

 Anche senza volerlo sono permeato da questa filosofia che in ultima analisi proviene da Platone.

Quindi quando io definisco tappeto ne parlo della sua essenza, di ciò che ne è l’archetipo, l’idea prima dalla quale il tappeto trae la sua ragion d’essere.

Esprimo un’astrazione che non riguarda quel tappeto ma si riferisce ad un concetto generale, che ne definisce l’essenza.

Al contrario quando un orientale, permeato dalla propria filosofia, definisce il tappeto, ne concepisce l’essenza in modo diverso.

Da una parte, quando ne parla, si riferisce proprio a “quel tappeto lì”, quello specifico esemplare di cui si sta discutendo. Incontra difficoltà ad astrarre il concetto generico di “tappeto” e a staccarlo dall’esempio materiale che ha davanti.

Ad esempio quando parla del tappeto Kiz che è il tappeto da matrimonio, si riferisce proprio a quel tappeto con. quella specifica funzione.

Dall’altra parte gli attribuisce un valore “morale” assoluto e ne estende il concetto a quello di casa, tenda, borsa, porta e quant’altro.

 L’astrazione è totale.

 

Se volete approfondire il concetto, nella descrizione di questo episodio trovate un articolo che ho scritto già oltre 15 anni fa sul mio blog per chiarire meglio la visione orientale del tappeto. 

C’è una storia antica che ci aiuta a comprendere il significato profondo del tappeto per gli orientali ed è la storia del tappeto di re Salomone.

<<Il tappeto di Salomone era stato tessuto dai ginn di seta e d’oro e trasportava centomila soldati suoi, le bestie da soma, i cavalli, i cammelli e tutto il suo seguito di centomila uomini e ginn, fiere ed uccelli.

Volava il tappeto tra cielo e terra, al livello delle nuvole e lo portava dove voleva, rapidamente o lentamente come preferiva mentre il vento sollevato nel suo corso non guastava ne gli alberi ne i seminati.

Sul tappeto c’era per Salomone un trono d’oro tempestato di rubini e di gemme circondato da tremila seggi per i dottori, i ministri ed i magistrati di Israele. L’esercito di Salomone era lungo cento miglia: per venticinque miglia uomini, per venticinque ginn, per venticinque fiere e per venticinque uccelli.

I ginn estraevano per lui dal mare perle e gemme; nelle sue cucine si sgozzavano ogni giorno centomila pecore e quarantamila cammelli e tuttavia Salomone, per umiltà mangiava solamente pane d’orzo preparato con le sue mani.

Si racconta che un giorno Salomone trasvolava sul tappeto con il suo grande seguito: contemplando tutto quanto Dio gli aveva dato ne rimase ammirato e si compiacque di se stesso.

allora il tappeto si inchinò sotto di lui tanto che dodicimila uomini del suo esercito caddero giù e perirono. Salomone colpì il tappeto con lo scettro che teneva in mano, ordinando : “Tappeto riprendi l’equilibrio!

Il tappeto rispose: “Quando avrai ripreso l’equilibrio tu, Salomone! Sappi che il tappeto è soltanto una cosa comandata da Dio”.

Il Re cadde in ginocchio e si prostrò chiedendo il perdono di quel moto orgoglioso dell’animo suo.>>

Al di la della ovvia morale, la favola ci insegna che cosa è il tappeto per gli orientali. Perché il tappeto è mezzo di trasporto.
Il tappeto è il tramite che porta oltre, oltre la realtà in un mondo fantastico e profondamente giusto. Il tappeto è il collegamento con L’aldilà tanto che il tappeto stesso ci parla come se fosse la nostra coscienza.

Sui tappeti è stato detto di tutto: ci sono libri e in tanti si sono spesi a raccontarne la storia e le tradizioni. E’ proprio per questo che in questa serie vogliamo provare a portarvi oltre. Vogliamo provare a sfatare falsi miti, favole e storielle, che ruotano attorno a questo mondo.

Perchè crediamo sia l’unico modo per poter godere appieno della forza decorativa dei simboli, della grafica, delle luci e dei colori dei tappeti. 

Si! Il mio suggerimento è quello di filtrare ciò che ci viene raccontato sui tappeti con il setaccio della logica.

 Una volta inteso ciò che è vero da ciò che non lo è, allora, e solo allora, potremo capirne il valore e non sto parlando di quello venale.

 Se faccio un esempio:  forse riesco ad essere più chiaro:

 

Se ci parlano di un tappeto con lane Koork e ci raccontano che queste lane sono selezionate solo dal sottocollo dell’agnello, dobbiamo intendere che si tratti di lane di prima scelta, non ovviamente che qualcuno si sia preso la briga di pettinare il collo degli agnelli per estrarne I fili di lana più fini. Al di là delle questioni tecniche il tappeto deve essere un prolungamento del vostro essere, una parte di voi, deve appartenere al vostro intimo, dovete sentirlo vostro.

Se siamo persone buone sono assolutamente certo che sapremo scegliere il meglio.

Il tappeto che meglio rappresenta quanto abbiamo raccontato fin qui è quello raffigurato in copertina, con accenni di bordura a fiori delicati e leggermente destrutturati

Un gigante dal cuore buono

Come dicevo all’inizio, questo tappeto con motivi astratti figure arancioni tondeggianti, parti color ferro e parti ruggine, con lampi di luce ed ombre profonde, racconta l’occidente con occhi orientali ed è centrato con il modo nuovo, contemporaneo, di sentire il tappeto. Una fusione di culture e sentimenti che vanno dal romantico con finalità decorative rappresentato da una cornice di bordura floreale destrutturata, all’Hi tech meccanicistico.

Scherzo del destino Il tappeto che più rappresenta il contemporaneo è l’unico progettato in India a differenza degli altri pezzi frutto di artisti, architetti, designer tutti Italiani.

A conclusione di questo il nostro invito è quello di conoscere il passato per poter interpretare meglio il presente e il futuro. Abbandonare le vecchie concezioni per aprirci ad una visione più ampia e ritrovarci a guardare il mondo intorno con occhi nuovi.

Sigla

Trame e orditi, nodi e intrecci, ma soprattutto arte e innovazione. “Sentire il tappeto” è un podcast di Fabio Morandi che racconta l’evoluzione del tappeto, una cultura millenaria oggi recepita in modo completamente nuovo. Da simboli, segni e icone della tradizione all’arte e al design contemporaneo. Una serie di Morandi Tappeti

 

Il tappeto ad Oriente e in Occidente