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19 Mar 2024

Arak

Iran occidentale

XIX secolo

cm 204 x 132

 

Sublime è ciò di cui la sola possibilità

di essere pensato

dimostra la presenza

di una facoltà dell’animo nostro

che trascende ogni misura sensibile

 

da Critica del Giudizio

E. Kant

 

Tabriz Hajji Jalili

Iran nord-occidentale

seconda metà XIX secolo

cm 116 x 155

 

C’era una volta a Tabriz…

un maestro annodatore

che riuscì a creare tappeti i cui colori

evocavano il suono morbido, suggestivo

ed indefinito del suo nome…

  Hajji Jalili

 

Heriz

Iran nord-occidentale

fine XIX secolo

cm 160 x 200

collezione privata

Ho visto i fiori nel mare,

ho visto la primavera celebrarsi nel fuoco,

ho visto l’erba dei prati

scorrere come acqua

ed i rami nella terra

danzare come portati dal vento.

“con i miei occhi”

Kirman a fasce di nuvole

“ Nell’azzurro di un cielo

che non è cielo o forse

di un mare che non è mare

danzano copiose nuvole

d’oro e volteggiando

ricamano…”

Mudjur Anatolia  centrale XIX secolo cm 126 x 164

“Un susseguirsi di porte

che si spalancano man mano che si avanza.

Ogni porta si affaccia

su una diversa prospettiva dell’immaginario

… … un volto, una voce, un mistero… …”

Tahar Ben Jelloun

Ogni tappeto in questa sezione è un’opera d’arte antica appartenente ad una collezione privata acquisita da Morandi Tappeti anni fa.

Attualmente è possibile acquistarne solo il relativo NFT in vendita su Opensea.

Bakshaish

Iran nord occidentale

inizio XIX secolo

cm. 300 x 383

.

“Andrògino”

 

La pienezza di simboli, la stilizzazione, che è poi più trsfigurazione dell’elemento naturale, il temperamento e la grazia dei colori, l’inaspettata leziosa sobrietà della cornice, la solidità di un impianto maschio e la complessità affascinante di un decoro femmina.

 

 

Mahal Sarouk

Iran occidentale

inizio XIX secolo

cm. 127 x 203

.

“Concerto per pianoforte n.1 in SIb minore op. 23”

 

– Allegro non troppo e molto maestoso,

                                  allegro con spirito

– Andantino semplice –

  prestissimo- tempo primo

– Allegro con fuoco

I. Tchaikovsky

 

 

Lillian

Iran occidentale

inizio XX secolo

cm. 165 x 205

.

“Ultimo Van Gogh”

 

 

Mi ricordo di alcuni quadri di Van Gogh dove il colore travalica, si spande all’infinito ad indicare un’emotività ormai deviata, portata all’estremo e tuttavia lancinata da momenti di freddezza e di distacco assoluto.

Li abbiamo amati e li ameremo sempre nella loro tragica ed immortale bellezza.

 

 

Senneh cinque colori

Iran occidentale

XIX secolo

cm. 129 x 195

.

“Eccellenza”

 

La vita ha questo di strano,

che se non vuoi ottenere

altro che il meglio,

molto spesso riesci a procurartelo.

W. Somerset Maugham

 

 

Hamadan

Iran occidentale

XIX secolo

cm. 137 x 171

.

“Ossimoro”

Solo una pellicola vecchia, in bianco e nero, quasi senza sonoro.

Solo il finale di un vecchio film.

Solo un pianto sconsolato, poi un abbraccio, ritorna il coraggio e la voglia di percorrere nuove strade, mano nella mano verso il futuro.

1936 “Modern  times” Charlie Chaplin

 

 

Heriz

Iran nord-occidentale

XIX secolo

cm. 270 x 380

.

“Heriz: bouquet”

Bergamotto per la freschezza,

Patchouli per la profondità,

Tuberosa forte e voluttuosa.

 

 

Serapi

Iran nord-occidentale

metà XIX secolo

cm. 253 x 370

.

“Cantico”

Laudato si’, mi Signore, per sor’acqua,

la quale è molto utile et hùmele et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi Signore, per frate focu,

per lo quale enallùmini la nocte,

et ello è bellu et jocondo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi Signore, per sora nostra madre terra,

la quale ne sostenta e governa,

e produce diversi fructi, con coloriti fiori et erba.

 Dal “Cantico di frate sole o delle creature”

di San Francesco d’Assisi 

 

 

Hamadan

Iran occidentale

metà XIX secolo

cm. 94 x 123

.

“Ed è subito sera”

Ognuno sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera.

 Salvatore Quasimodo

 

 

Bakhtiari

Iran occidentale

ultimo quarto XIX secolo

cm. 133 x 195

.

“Personaggi”

Gli elementi che affollano questo tappeto

che gioca con noi e ad un primo sguardo

sembra quasi un sipario chiuso,

pronto però ad aprirsi e a mostrarci

una scena ricca di personaggi

 

 

Heriz

Iran nord-occidentale

fine XIX secolo

cm 225 x 315

.

“Canzone d’Autunno”

I singulti lunghi

Dei violini

D’autunno

Mi struggono il cuore

D’uniforme

Languore

Ah squallido

E smunto, quando

Risuonan l’ore

Io mi ricordo

Dei giorni in fuga

E piango;

E vado errando

Nel cupo vento

Che mi trasporta

Di qua, di là,

Simile alla

Foglia morta.

Paul Verlaine

 

Mahal

Iran nord-occidentale

XIX secolo

cm 298 x 310

.

“Sospeso”

Calma e tranquilla

la terra,

assopita nel buio e nel sonno.

Pulsante di energia e di vitalità

il cielo notturno,

solcato dalla luce vibrante delle stelle.

 

Tabriz Hajji Jalili

Iran nord-occidentale

seconda metà XIX secolo

cm 268 x 324

.

  Hajji Jalili

Indubbiamente più conosciuto di Kurban Dai e di Sheik Safi;

vissuto prima di Jowan,

a questo maestro vengono attribuiti i più bei Tabriz

annodati tra il 1870 ed il 1890.

Questo esemplare, finissimo,

ha mantenuto il vello in condizioni eccezionali,

le lane luminose hanno conservato i molteplici colori vegetali

come li ha resi l’acqua alcalina delle sorgenti di Tabriz.

A tutto ciò si aggiunge l’impatto sorprendente

dell’imponente abrash

che domina la parte centrale del tappeto.

 

Tabriz Hajji Jalili

Iran nord-occidentale

seconda metà XIX secolo

cm 116 x 155

.

  Hajji Jalili

C’era una volta a Tabriz…

un maestro annodatore

che riuscì a creare tappeti i cui colori

evocavano il suono morbido, suggestivo

ed indefinito del suo nome…

 

Heriz

Iran nord-occidentale

fine XIX secolo

cm 160 x 200

collezione privata

.

“con i miei occhi”

Ho visto i fiori nel mare,

ho visto la primavera celebrarsi nel fuoco,

ho visto l’erba dei prati

scorrere come acqua

ed i rami nella terra

danzare come portati dal vento.

Karadje

Iran nord occidentale

metà XIX secolo

cm 144 x 176

.

“Geometrie”

Tutte le cose erano insieme.

Poi arrivò la mente che le divise

e le dispose in ordine

Anassagora

Bakhtiari

Iran centro occidentale

 metà XIX secolo

cm 137 x 206

.

“La montagna incantata”

Uno sguardo curioso non può non cadere su quelle piccole figure, forse di animali o addirittura umane, che paiono cristallizzate nello schema rigido del tappeto e che al tempo stesso sembrano venirsi incontro.

Ricordano un poco gli ammalati de “ La montagna incantata” di Thomas Mann; è come se avessero perso a poco a poco il senso del tempo, caduti in uno stato di indifferenza ed incapaci di sottrarsi al cerchio magico della monotonia e dell’oblio.

Kashan Mohtashem

Iran centrale

 metà XIX secolo

cm 240 x 340

.

“Mare mattutino”

Fermarmi qui! Mirare anch’io questa natura un poco.

Del mare mattutino e del limpido cielo

smaglianti azzurri e gialla riva: tutto

s’abbella nella grande luce effusa.

Fermarmi qui. Illuso di mirare

ciò che vidi davvero l’attimo che ristetti,

e non le mie fantasime anche qui,

le memorie, le forme del piacere.

Constantinos Kafavis

Saruk –Ferahan

Iran occidentale

 XIX secolo

cm 208 x 305

.

“Primavera”

Questo pezzo, nonostante l’estrema stilizzazione dei fiori,

evoca la Primavera concepita come forza travolgente e

prepotente degli elementi vitali.

Primavera del sentimento, primavera della rinascita,

primavera della vita.

 

Bidjar

Iran centro-occidentale

XIX secolo

cm 121 x 200

.

“ Lirica della notte”

Se il giorno è trascorso,

se gli uccelli non cantano più,

se il vento stanco si acquieta,

tira su di me il velo delle tenebre,

come hai avviluppato la terra

nelle cortine del sonno

e teneramente chiuso alla foschia

i petali del loto.

Rabindranath Tagore

Lillian

Iran occidentale

Inizio XX secolo

cm 253 x 342

collezione privata

.

“Notte orientale”

Ti ammiro in raccolto silenzio.

Arak

Iran occidentale

XIX secolo

cm 204 x 132

.

da Critica del Giudizio

E. Kant

Sublime è ciò di cui la sola possibilità

di essere pensato

dimostra la presenza

di una facoltà dell’animo nostro

che trascende ogni misura sensibile

Kashan

Iran centro-settentrionale 

XIX secolo

cm 135 x 208

.

“Le foglie”

Vi aspettavo.

Ho scrutato attentamente i rami spogli

per rivivere come sempre con stupore

la scoperta delle prime gemme.

Quel rigonfiarsi e schiudersi sui rami

delle prime foglie.

 

Ora, grandi, tenere, verdi mani,

che si aprono, che si agitano nel vento,

verso il cielo,

che si lavano di pioggia

lì dietro i vetri della finestra,

mi raccontate la vecchia favola misteriosa

della vita che si rinnova.

Ancora una volta, grazie foglie.

Lino Morandi

Kashan Motashem

Iran centrale

XIX secolo

cm 232 x 333

.

“Divina apoteosi”

“Lontano a Oriente si fà chiaro,

tempi grigi si fanno giovani;

quale profondo e lungo

abbeverarsi

alla luminosa fonte dei colori!

Sento esaudirsi di antica nostalgia,

dolce amore in divina apoteosi!”

Dai “ Canti Spirituali” di Novalis

Isfahan

Iran meridionale

XIX secolo

cm 145 x 220

collezione privata

.

“ Il lago dei cigni”

Che cosa ci colpisce ed accalora ogni volta in questo balletto?

Il dualismo profondo tra il cigno bianco ed il cigno nero:

il lirismo di Odette e la protervia di Odile.

 

 

Kirman Raver

 

Iran meridionale

XIX secolo

cm.137 x 200

.

“Narciso”

 

Nella condanna ad innamorarsi

della propria immagine riflessa nell’acqua

si consuma il dramma del bel Narciso,

incapace di tradire la propria immagine

ed al tempo stesso incapace di separarsene.

Sopraffatto dalla passione,

si strugge per questo amore irrealizzabile

sino a trafiggersi il petto con una spada.

Dalla terra inzuppata di sangue

nasce il narciso bianco dalla corolla rossa.

 

 

Kirman 

 

Iran meridionale

fine XIX secolo

cm.177 x 270

collezione privata

.

“Cloudband”

 

“ Nell’azzurro di un cielo

che non è cielo o forse

di un mare che non è mare

danzano copiose nuvole

d’oro e volteggiando

ricamano…”

 

 

Kirman Raver

 

Iran meridionale

XIX secolo

cm.278 x 416

collezione privata

.

“La terra un ciel sembrò”

 

Leonora:

Ascolta.

Tacea la notte placida

E bella in ciel sereno

La luna il viso argenteo

Mostrava lieto e pieno … …

Quando suonar per l’aere,

Infino allor sì muto,

Dolci s’udiro e flebili

Gli accordi di un liuto,

E versi malinconici

Un Trovator cantò.

Versi di prece ed umile

Qual d’uom che prega Iddio

In quella ripeteasi

Un nome … il nome mio! …

Corsi al veron sollecita …

Egli era! Egli era desso! …

Gioia provai che agli angeli

Solo provar è concesso! …

Al core, al guardo estatico

La terra un ciel sembrò.

da “ Il Trovatore” di G: Verdi

                            atto I scena II

 

 

Kirman Laver

 

Iran meridionale

fine XIX secolo

cm.153 x 250

.

“La tigre”

 

Come l’Arcimboldo nei suoi bizzarri ritratti

trasforma in capricciose allegorie

il generefiammingo della natura morta,

così l’ustad

interpreta il classico medaglione di Kirman,

arricchendolo di minuti elementi floreali

che compongono e celano al tempo stesso

lo sguardo grintoso e dolce di una tigre.

 

 

Kirman Raver

 

Iran meridionale

fine XIX secolo

cm.293 x 200

.

“I giardini di Venere”

Coltivano cinquemila rose

in un unico modesto giardino,

e non trovano ciò che cercano.

E pensare che quel che cercano

lo possono trovare in un’unica rosa.

Ma gli occhi sono ciechi,

con il cuore bisogna cercare

Da “ Il Piccolo Principe”

Saint-Exupéry

 

 

Kirman Raver

 

Iran meridionale

XIX secolo

cm.261 x 402

.

“I giardini di Maggio”

I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino

Di mezzo maggio, in un verde giardino.

Eran d’intorno violette e gigli

Fra l’erba verde e vaghi fior novelli,

azzurri, gialli, candidi e vermigli:

ond’io porsi la mano a cor di quelli

per adornar e mie ‘biondi capelli

e cinger di grillanda e l vago crino.

I’ mi trovai fanciulle… … …

Mo poi ch’i’ ebbi pien di fiori un lembo,

vidi le rose e non pur d’un colore;

io corsi allor par empier tutto el grembo

Dalle “Canzoni a Ballo” 

di Angelo Poliziano

 

 

Dorosh

Iran orientale

fine XIX secolo

cm. 192 xc 289

.

  “Rubino”

Come un buon Chianti lo commenterei così:

“Vino di buona struttura, con colore rubino intenso

e profumo delicato con sentori di ciliegia e viola”.

 

Sumak

Caucaso orientale

XIX secolo

cm 220 x 298

.

“Icona”

 

Questo bel esemplare di Sumak ci ricorda la rapperesentazione della realtà divina come eterna ed immutabile propria delle figure cristiane d’Oriente. Infatti la rigidezza dell’atteggiamento e la fissità dello sguardo tipiche delle icone sono sostituite qui dalla monumentalità della disposizione simmetrica degli elementi e dalla frontalità dell’immagine.

Kuba Karagashli

Caucaso orientale

XIX secolo

cm 118 x 146

.

“Afshan”

 

 

 

La filosofia è una natura

invisibile e la natura

è una filosofia visibile.

Paracelso

Karabagh

Caucaso meridionale

fine XIX secolo

cm 137 x 254

collezione privata

.

“Storia di un fiore”

 

 

 

Sbocciò alla corte dei re di Francia,

fiorì poi tra le valli abitate

dai nomadi popoli del Caucaso,

fu ricamato sulle vesti nuziali uzbeche,

e posto tra i capelli neri delle belle danzatrici spagnole;

sempre diverso, sempre lo stesso.

Kazak

Caucaso occidentale

XIX secolo

cm 125 x 230

.

“Saggezza”

 

 

Capacità di scegliere,

di prevedere,

di distinguere il bene dal male.

Prudenza, equilibrio,  armonia …

… bellezza.

Kuba

Caucaso centro-orientale

XIX secolo

cm 115 x 147

collezione privata

.

“Dedicato all’amico Marco”

 

La grande forza espressiva di questo pezzo

è data non solo dagli splendidi colori

messi in risalto dal vello in perfetta conservazione,

ma anche dai motivi zoomorfi stilizzati

e dalle quattro bellissime cornici di bordura.

Kazak Fachralo

Caucaso occidentale

XIX secolo

cm 110 x 135

.

“I cristi di Carrara”

Marco e Francesco

 

 

 

Lapidati da sassi di marmo rosato dal vostro sangue,

sarete lavati dalle lacrime di tutti noi,

ed illuminati dallo spirito dei vostri piccoli,

sarete luce intensa.

Dall’alto delle Apuane,

emanerete chiarore su tutta Carrara fino al mare.

Nessuno potrà più nascondersi.

Luciano Trivelli

Sivas

Anatolia Occidentale

XIX secolo

cm 160 x 210

collezione privata

.

“Sulla Preghiera”

Allora una sacerdotessa disse: Parlaci della Preghiera.
E lui rispose dicendo:
Voi pregate nell’angoscia e nel bisogno, ma dovreste pregare anche nella pienezza della gioia e nei giorni dell’abbondanza.
Perché non è forse la preghiera l’espansione di voi stessi nell’etere vivente ?
Se riversare la vostra notte nello spazio vi conforta, è gioia anche esprimere l’alba del vostro cuore.
E se non potete fare a meno di piangere quando l’anima vi chiama alla preghiera, essa dovrebbe spingervi sempre e ancora al sorriso.
Pregando vi innalzate sino a incontrare nell’aria coloro che pregano nello stesso istante, e non potete incontrarli che nella preghiera.
Perciò la visita a questo tempio invisibile non sia altro che estasi e dolce comunione.
Giacche se entrate nel tempio soltanto per chiedere, voi non avrete.
E se entrate per umiliarvi, non sarete innalzati.
O se entrate a supplicare per il bene altrui, non sarete ascoltati.
Entrare nel tempio invisibile è sufficiente.
Con la parola io non posso insegnarvi a pregare.
Dio non ascolta le vostre parole, se non le pronuncia egli stesso attraverso le vostre labbra.
E io non posso insegnarvi la preghiera dei monti, dei mari e delle foreste.
Ma voi, nati dalle foreste, dai monti e dai mari, potete scoprire le loro preghiere nel vostro cuore,
E se solo tendete l’orecchio nella quiete della notte, udrete nel silenzio:
“Dio nostro, ala di noi stessi, noi vogliamo secondo la tua volontà.
Desideriamo secondo il tuo desiderio.
Il tuo impero trasforma le nostre notti, che sono le tue notti, in giorni che sono i tuoi giorni.
Nulla possiamo chiederti, perché tu conosci i nostri bisogni prima ancora che nascano in noi.
Tu sei il nostro bisogno, e nel donarci più di te stesso, tutto ci doni”.

Khalil Gibran

Kirsehir

Anatolia

inizioXX secolo

cm 107 x 178

collezione privata

.

“Aubergine”

Questo pezzo, annodato a Kirsehir (Anatolia Occidentale)

tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo,

è un classico esempio di come tradizione ed innovazione

non solo possano convivere,

ma dare anche splendidi risultati.

La sofisticata ricerca stilistica,

che ha portato il maestro annodatore

a sviluppare i motivi di bordura

nel campo centrale del tappeto,

conferma la volontà di innovazione

nell’accostamento dei tradizionali colori vegetali,

animali e minerali,

con le nuove tinte all’anilina.

Ersari

Principato di Bukhara

fine XIX secolo

cm 191 x 241

.

“Rovine”

La Bellezza è l’unica cosa

contro cui la forza del tempo sia vana.

Le filosofie si disgregano come la sabbia,

le credenze si succedono l’una sull’altra,

ma ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni,

ed un possesso per tutta l’eternità.

Io afferro il senso

di questi passi

ripetuti;

le parole gli occhi

che si incontrano,

e i sentimenti,

ogni tanto mi fuggono via,

perché è più grande il cielo

tra le rovine

delle case in demolizione.

Inconsciamente il significato

di ciò si svela.

Ecco ora sono consapevole.

Ma-le parole, gli occhi,

e questo inconsueto sentire

ci piovono addosso.

La realtà allaga

e invade. Le tue lacrime mi turbano

ma già non sono più “attento”

perché il cielo è più grande

fragile rovine.

Lino Morandi 

Indo Sarouk

India

fine XIX secolo

cm 207 x 300

.

“Della Bellezza”

La Bellezza è l’unica cosa

contro cui la forza del tempo sia vana.

Le filosofie si disgregano come la sabbia,

le credenze si succedono l’una sull’altra,

ma ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni,

ed un possesso per tutta l’eternità.

Oscar Wilde

Pechino

Cina

inizioXX secolo

cm.187 x 266

collezione privata

.

“Il frontespizio senza titolo”

Così mi piace pensarlo, un po’sdrucito, spiegazzato.

Mi sollecita il desiderio di conoscere

la storia che contiene

per poi cancellarla ed inventarne

un’altra ed un’altra ancora.

E poi mi piace pensare alla casa

ed alla stanza che lo accoglieranno,

allo scaffale dove verrà riposto

come un bellissimo libro

dal frontespizio senza titolo.

Hook

America

inizio XX secolo

cm.115 x 221

collezione privata

.

“Eloheh”

In Ani Yonwiyah, la lingua del mio popolo, c’è una parola per indicare il suolo: Eloheh.

Questa stessa parola significa anche storia, cultura e religione.

La ragione di ciò sta nel fatto che noi indiani Cherokee

non possiamo separare il nostro posto sulla terra dalla nostra vita

e neppure dalla nostra visione e dal nostro significato come popolo.

Impariamo sin da bambini che animali, alberi e piante, con cui dividiamo il posto sulla terra, sono nostri fratelli e sorelle.

Quando dunque parliamo di suolo,

non parliamo di una proprietà terriera,

di un luogo e neppure del pezzo di terra

su cui sorgono le nostre case

e dove crescono i nostri raccolti.

Parliamo invece di un qualcosa di veramente sacro

Durham, indiano Cherokee

1 Comment

  1. Fabio Morandi

    Non voglio insistere sulla qualità di questo manufatto ma mi preme sottolineare, avendolo sperimentato più volte di persona, quanto questo tappeto si inserisca splendidamente in molte situazioni d’arredo; anzi dirò di più, anche con mobili di alto antiquariato.

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