Per la rivista  Le case di Elixir

 

L’oriente oltre una fitta nebbia

 

A cura di Michele Notarangelo

Una combinazione a dir poco esplosiva. Nato e cresciuto tra la cascina agricola del padre e la bottega di mamma Teresa, commerciante d’altri tempi, il piccolo Fabio capisce presto che gli insegnamenti derivati della terra gli varranno dieci, cento master universitari, e saranno facilmente applicabili in qualsiasi ambito lavorativo. La terra ci parla, si sa, e regala solo autentica saggezza. Basta starla a sentire.

A Fabio, su quel trattore, la voglia di osservare e di imparare non mancava. Così, lavorando la terra, comprese a stretto giro due semplici regole che sarebbero diventati capisaldi della sua filosofia di vita e di lavoro. Per raccogliere dovrai prima seminare. E per seminare dovrai faticare. Come a dire, la strada è tutta in salita, ma quando hai davvero a cuore la tua attività e sai rimboccarti le maniche, presto o tardi, quella pianticella germoglierà.

Sale e scende dal trattore ma alterna intere giornate in bottega al fianco di mamma Teresa, mercante di tappeti della vecchia guardia, persona appassionata (come poche in Italia) di un mestiere antico che profuma, oggi come ieri, del fascinoso e misterioso Oriente e di Terre lontane.

Osserva vigile la Teresa, facendo tesoro, giorno per giorno, di un talento autentico, serio, mai ostentato e carico di sfumature. Lei carezza i tappeti davanti ai clienti, li seduce coi racconti sulla provenienza e sulle differenti epoche di annodatura di quei meravigliosi persiani antichi, spiega loro come andranno protetti dal tempo e dall’usura. Così facendo la madre dona al figlio la terza regola, forse la più importante. Lei rimane sempre dalla parte giusta, in ogni trattativa, osservando regole e norme spesso non scritte. Fabio comprende il concetto di etica in un settore lavorativo ricco di insidie e di viaggiatori malandrini vestiti a festa.

tappeti Bhadohi

Sul finire degli anni ‘80, fatto tesoro dei preziosi precetti e terminato il periodo di apprendimento, inizia ad applicare per proprio conto quelle tre regole auree, aprendo a Crema e iniziando in prima persona ad importare tappeti dal mondo.

Il cresciutello (solo per l’anagrafe) Fabio, oggi sessantaseienne, procede col suo personale percorso lavorativo (e di vita) applicando a oltranza le medesime semplici regole afferrate nella campagna cremonese e in bottega dalla signora Pisaroni. I clienti gli hanno perdonato da tempo l’indole di ragazzaccio ribelle e lo stile decisamente politically uncorrect, riconoscendogli quell’onestà intellettuale che gli permette di concludere trattative internazionali (anche centinaia di pezzi di pregio per volta) con la semplice stretta di mano. Rischiandola sempre in prima persona, lui e la sua ultra quarantennale ditta individuale (parlagli di società a responsabilità limitata e centinaia di pomfi pruriginosi lo rivestiranno in un lampo.

Il carattere fermo dell’uomo riflette le peculiarità irrinunciabili che devono avere i suoi tappeti, rigorosamente annodati a mano (col nodo persiano) e che sappiano mantenere il valore nel tempo (la garanzia Moranditappeti prevede il cambio del tappeto anche a distanza di anni). Li seleziona sempre lui, ogni singolo pezzo di ogni singola collezione. Fidandosi di un istinto definibile istrionico. Ma – assicurano i clienti di vecchissima data – se a scegliere è lui si dorme tranquilli.

Nota dolente. Assistenza, lavaggi, restauri: dopo l’acquisto Fabio c’è e ci sarà sempre. Impossibile liberarsi di lui perché in quel tappeto che vi siete portati a casa rimarrà per sempre incollato un pezzetto della sua anima. È la regola insindacabile, prendere o lasciare. Anche a distanza di anni, un modo per sapere se vi siete comportati bene col «suo» tappeto, lui, lo troverà sempre. Sappiatelo.

I tappeti Morandi, oggi, strizzano l’occhio finamai al metaverso con la collezione NFT Old carpets (NFT, altrimenti detti non-fungible token, dei certificati di autenticità digitale che rappresentano una nuova frontiera per l’arte). Roba da teenager rampanti della Silicon Valley, penserete voi. Invece siamo in Pianura Padana (che è meglio, dateci retta).

In effetti Fabio non è per niente cambiato. A parlarci lo capisci. È sempre lo stesso ragazzino che stava per giorni sul trattore e di sicuro non ha alcuna intenzione di cambiare. Per fortuna (aggiungono gli amici stretti in paese) è rimasto quello di sempre, il sognatore che riusciva a scrutare l’Oriente oltre la fitta nebbia della campagna cremonese.

Ad avercela quella vista tanto lungimirante…