Scusate il ritardo ma, come recita il proverbio, meglio tardi che mai.

Mi sono riproposto di riportare in un articolo tutte le novità del Domotex di Hannover la più grande fiera internazionale dedicata al tappeto.

Ho avuto difficoltà a scrivere questo post, in quanto, per un appassionato come me, fa male constatare alcune realtà;  il risultato è che l’articolo risulta piuttosto spigoloso.

tappeto agra classico

La Mostra

Come recita lo slogan:”Domotex un mondo ai tuoi piedi”; in effetti di anno in anno la fiera si è sempre proposta come l’Evento di rilevanza mondiale per il settore dei tappeti.

Sono partito con grande entusiasmo, la mostra ovviamente non era ancora completamente allestita ma mi sono immediatamente reso conto che il numero di espositori era sensibilmente diminuito rispetto agli anni precedenti; non che questo sia indicativo di una brutta mostra ma il fatto che cali, anche solo sensibilmente, indica una perdita di interesse da parte degli operatori, ed ancor più una mancanza di fiducia nel futuro del settore.

Era mia intenzione descrivere le più audaci novità presentate ma purtroppo, a parte qualche rara eccezione che mi sono immediatamente accaparrato, devo prendere atto che diversi problemi hanno pesantemente influito sulle scelte operate dai produttori.

Innanzitutto, la costante diminuzione di mano d’opera specializzata, fenomeno che si registra in ogni paese produttore (dall’Iran fino all’India), oltre ad influire sui tempi di produzione, rende più difficoltoso progettare ed eseguire nuovi disegni e praticamente impossibile sperimentare nuovi materiali.

L’aumento dei costi delle materie prime favorisce la tentazione di non rispettare gli ordini e, nell’incertezza del futuro, spinge ad aumentare i prezzi in percentuale superiore al necessario.

Ritengo però che il problema principale rimanga la persistente mancanza di fiducia nel futuro; questo atteggiamento porta a concentrare le manifatture su tappeti tradizionali già ampiamente proposti, per i quali ci si aspetta una richiesta sicura; inoltre questi tappeti tradizionali vengono annodati esclusivamente in formati di sicura richiesta, sicché alcune misure, come il formato Kelley o le grandi gallerie larghe più di 120 cm, non vengono proprio realizzate.

Ora, in questa difficile contingenza, che sta diventando ormai strutturale, si inseriscono i problemi causati dalle politiche messe in atto da alcuni stati; non mi riferisco solo all’embargo imposto dagli USA all’Iran, ma ad un atteggiamento generale di chiusura mentale verso la cultura del tappeto. Mi spiego meglio: dal punto di vista di chi governa, la manifattura del tappeto è ormai considerata solo come strumento per occupare la popolazione; in questa ottica non vengono sostenute le lavorazioni di pregio, non viene premiato lo sforzo di chi vuole difendere la cultura millenaria del manufatto rispettando antiche tradizioni, ma si spinge solo ad annodare con qualsiasi materiale pensando di ottenere risultati solo in quanto si posizionano migliaia di persone davanti ai telai.

Il danno è doppio in quanto senza l’amore per questo lavoro, senza dover pensare, senza progettare nuovi disegni, le popolazioni si stanno progressivamente allontanando da questa nobile arte che non li appassiona più in quanto non è più nobile e non è più arte.

Scusate questo sfogo ma, visitando il Domotex, questa è la vera aria che si respirava e non mi pareva giusto non parlarne.

Non vorrei però lasciarvi amareggiati; fortunatamente esistono ancora, anche se purtroppo sempre più rare, produzioni di pregio ed esiste ancora chi vuole annodare tappeti di grande qualità; vero è che questi volonterosi non si prendono più la responsabilità di investire propri capitali ed in sostanza chiedono che le manifatture pregiate vengano ordinate.